Radici dal cemento.


Da qualche tempo a questa parte sentivo la nostalgia di un luogo particolare, un luogo cancellato dalla pianta urbana di Scafa. Se chiedete a qualcuno cos’erano i Ponticelli, tutti e dico tutti vi racconteranno qualcosa. Vi racconteranno di un posto magico, pieno di significato, e come ben sapete oggi di cose senza significato, è pieno il mondo. Significato nel senso più saussuriano del termine. Questo luogo ancestrale è finito sotto i colpi della signora Bretella, che però, non dimentichiamocelo, tanto bene ci farà, in futuro s’intende, almeno si spera, boh! Non credevo prima e non credo adesso di essere il solo a sentire, ogni tanto, quando ci passo, la mancanza di questo posto. Tutto quello che avrebbero potuto raccontare quei muri intrisi di piscio sarebbe bastato a scrivere collane di romanzi d’ogni genere. La sensazione che si provava attraversando quegli anfratti medievali, spazi angusti pieni di spazio, sentori metropolitani ormai irripetibili, è morta. E la sua morte sembra non farsi sentire, il passaggio degli studenti al ritorno dalle città è qualcosa di apatico, necessario. Per me non è così. Come me la pensano anche altri ragazzi molto più giovani, che forse non ci sono mai passati. Cosa voglio dire? Voglio dire che così uccidiamo anche gli ultimi insetti di Scafa, le ultime possibilità di genesi artistica scafese. I Ponticelli erano il luogo cinematografico scafese per antonomasia. Passaggio parassita della ferrovia. Qualcosa che assorbiva storie infinite di viaggiatori indomiti. Scenario azzeccato del film più vero della nostra vita: l’adolescenza. Carrozze in disuso che grondavano ricordi di diverse generazioni, amori mai nati e risse memorabili. Ponticelli. Luogo dei sensi. Sensazioni indelebili solo per chi le ha percepite. Le radici dal cemento sono le nuove colorate espressioni di chi si sente amputato del suo spazio espressivo, per sempre. Sono quello che vedete ora passando sotto l’unico ponte rimasto. Sono il modo di vedere la vita a quindici anni, potendo sceglierne i colori. Fantastiche misture di colore che vi faranno immaginare tutto quello che c’era prima. Arte contemporanea, si, credo proprio che a Scafa ci siano degli artisti nel senso più alto del termine, ma credo anche che nessuno li avrebbe mai notati senza questa iniziativa. La comunicazione che questi luoghi esprimevano fino a quando sono stati abbattuti era fondamentale per tutti gli adolescenti, non dimenticatelo mai.

Dalmat

Commenti

Post più popolari