La Roma nella bufera.


E’ il quarantesimo della ripresa di Roma – Chievo, la Sud d’un tratto si riempie. L’Olimpico rimbomba di fischi. Un solo grande striscione ben visibile con un “Vattene” rivolto ad una sola persona. La settimana della Roma si è conclusa peggio di com’era cominciata. Uno scialbo 0-0 casalingo contro l’accorto Chievo di Mimmo Di Carlo, ha riportato sul banco degli imputati società,allenatore, giocatori e fantomatici acquirenti. La più bersagliata, la squadra. Al grido di “solo la maglia, tifiamo solo la maglia”, migliaia di supporter giallorossi hanno attaccato Totti e compagni, solo per gli ultimi minuti del match. Il resto della partita si è svolta senza il supporto fondamentale della curva sud. A Roma, quando si contesta, si contesta e basta. I tifosi? Fuori dallo stadio a giocare a calcetto, loro meglio dei loro beniamini, avrà pensato qualcuno. Come dicevamo la settimana era iniziata maluccio, con il ritiro punitivo di Trigoria risoltosi con l’incontro tra Rosella Sensi, Spalletti, alcuni dirigenti, Totti e De Rossi. I due capitani, come li chiamano adesso. Tutto si era risolto discutendo anche con gli ultras, a muso duro. La vigilia faceva presagire un facile riscatto della ormai ex banda Spalletti. Invece arriva il finale che non ti aspetti. E adesso? Tutti si chiedono di tutto. Spalletti non si sente più al centro del progetto Roma, ma forse neanche molti dei giocatori lo sono più, da un bel pezzo. Menez, Baptista, Loria e il caso Panucci sono soltanto alcuni dei passi falsi commessi da una società che voleva consolidare la propria posizione nell’elitè del calcio europeo e che invece da ieri, ma forse da molto prima, si ritrova a recitare da comprimaria alle spalle di squadre meno blasonate. I dubbi sono troppi. Non bastasse tutto questo, si parla continuamente di cambi societari che in una piazza calda come quella romana servono ad alzare l’attenzione, ma soprattutto la contestazione.

Dalmat

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