Un miracolo italiano.

La musica di un’orchestra sconosciuta entra dalla finestra. La sensazione è quella di una fame bestiale. Si lo so, lo so che non è casa mia, ma fa niente. Frigo, vuoto. Dispensa, vuota. La situazione non è certo bella. Ad un tratto, in una busta sperduta, la mia salvezza. Spaghetti. Il mio cuore si apre alla vista di questi lunghissimi lacci di grano. C’è dell’olio. Ho trovato uno spicchio d’aglio, la mia fortuna si fa grassa. Manca ancora qualcosa. Un rosso guerriero incassato d’acciaio. L’omino dell’etichetta di una bottiglia di liquore pare indicarmi un tiretto. La fame sta mi dichiarando guerra, ed io mi armo per vincerla. Apro il tiretto e quasi, mi commuovo. Pomidori pelati campani. Il vero miracolo italiano non era la Fiat. Spaghetti al pomodoro. Mentre l’olio scalda lo spicchio d’aglio come una madre amorevole il suo pargolo, penso ai francesi e sorrido.
Dalmat
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